Nel corso di questo anno scolastico appena terminato, noi alunni della 3C, 2C e della 1C (le classi a sperimentazione Montessori), ci siamo dedicati a un progetto finalizzato alla conoscenza del nostro territorio.
L’iniziativa è partita da una passeggiata (chiamiamola pure “passeggiata”: 12 km!) lungo un sentiero, non segnato, che attraversa una porzione di un bosco e tocca alcune località caratteristiche del territorio, ad esempio il Castello da Verrazzano, luogo di nascita del famoso navigatore del Cinquecento.
La prima volta che abbiamo percorso il sentiero, in gennaio, tutti ansimanti e sudati per la salita, siamo passati sotto le mura di cinta del Castello di Colognole. Dall’alto del muretto che delimita le mura si è affacciata una signora dal volto gentile che ci ha chiesto: “ragazzi chi siete? Da dove venite?”. Duccio (il solito!) ha risposto: “veniamo dalla Liguria, siamo alunni di una scuola in visita in Toscana”. La signora, incuriosita, ci ha invitato a entrare per visitare il castello.
Una volta dentro, chiarito l’equivoco e fatto le presentazioni come alunni della scuola secondaria di Greve, abbiamo fatto amicizia con la signora, Rita, la proprietaria del castello. Abbiamo potuto ammirare la struttura dell’edificio: la torre risalente al Mille, la corte interna in cui è affissa una lapide con una scritta in latino che ricorda gli antichi proprietari, la cappella privata, il giardino che si affaccia su una vista mozzafiato delle colline del Chianti. Dato che Rita è stata tanto carina e ci ha invitato a ritornare a trovarla, in marzo alcuni di noi, gambe in spalla, hanno di nuovo ripercorso il sentiero che porta Colognole.
Questa volta Rita ci ha mostrato gli ambienti dell’area del castello in cui un tempo vivevano i contadini e un’interessante collezione di oggetti agricoli e della casa risalente al periodo in cui nel Chianti era diffusa la mezzadria e le famiglie contadine vivevano nelle coloniche sui poderi (il focolare con il paiolo e la panca per stare la sera “al canto del foco”, l’acquaio di pietra, la mezzina con cui andare a prendere l’acqua alla fonte, gli scaldini per i letti, il torchio per l’uva, i caratelli…).
Rita ci ha inoltre raccontato della sua infanzia, infatti, anche se ora è la “castellana”, è nata e cresciuta in una famiglia di mezzadri in un podere. La sua famiglia lavorava a mezzadria a Chiocchio, su un podere di proprietà dei conti Crespi del castello di Mugnana, ed era composta dal nonno (il “capoccia”), la nonna, suo babbo e sua mamma, i suoi fratelli, lo zio (il fratello del padre), la zia e i cugini.
La colonica dove viveva a piano terreno aveva la cucina e la stalla, le camere si trovavano al piano di sopra (perché così ci saliva il calore dagli ambienti sottostanti, infatti non c’era riscaldamento) e c’era anche uno stanzone dove si conservava la frutta. Poi c’erano i vari annessi: il fienile, la concimaia, la stalla delle pecore, lo stalletto dei maiali, il pollaio. A proposito delle pecore: dato che la mamma aveva poco latte lei era stata allevata con il latte di capra, poiché nel podere allevavano pecore e capre da cui ricavavano prodotti caseari. In casa non c’era l’acqua corrente che a doveva essere presa fuori da una fontanella con la mezzina (ed era compito dei bambini). Il pane si faceva una volta alla settimana in un forno grande. Lo si impastava nella madia con il lievito madre. Anche il burro si produceva in casa, agitando la panna in una bottiglia (anche questo era compito dei bambini).
Gran parte della vita si svolgeva in cucina, intorno al focolare. In inverno intorno al focolare acceso si stava “a veglia”, cioè la famiglia si riuniva per parlare o raccontare storie. La sveglia era presto, all’alba (più presto d’estate, più tardi d’inverno). Durante la mietitura si svegliavano alle 4:00, gli adulti e i giovani andavano a lavorare nei campi, Rita portava loro da mangiare alle 10:00, panzanella e acqua della fontana. Tutti lavoravano: le donne e anche i bambini che aiutavano a badare gli animali. Nell’intervallo del lavoro, nelle ore più calde della giornata, le donne sedevano all’ombra di un noce e ricamavano per i negozi di Greve. Così pure la sera intorno al focolare. Nei momenti di pausa gli uomini invece intrecciavano strisce di legno di castagno per fare ceste.
Ai bambini si dava la farina dolce di castagne pressata dentro i ditali da cucito e cotta sul focolare, ne veniva fuori una specie di caramelle. Duccio dice di averle assaggiate, preparate da suo nonno!
Insomma, era una vita semplice, fatta di lavoro, tante privazioni rispetto a quello di cui godiamo oggi, e pochi piccoli piaceri, ma quando Rita ce la racconta, si capisce che la ricorda come un periodo di grande serenità e felicità! Rita è stata così gentile da invitarci nuovamente, in maggio, per passare un pomeriggio insieme e gustare una merenda speciale con bruschette al pomodoro e crostata di frutta preparati da lei apposta per noi! Per ringraziarla le abbiamo regalato una piastrella di cotto, realizzata da noi nel laboratorio di ceramica della scuola, con raffigurato il Castello di Colognole.
Classe 2C, scuola secondaria