Covid notice intervista a Roberta Villa (giornalista scientifica)

Covid notice intervista a Roberta Villa (giornalista scientifica)

Come si scrive un articolo sulle malattie e le scienze?

La cosa più importante è capire bene le cose di cui bisogna scrivere, quando tu le hai
chiare, allora puoi provare a raccontarle e, se riesci a raccontarle come una storia, rendi
tutto più interessante, più che una lezione. Bisogna anche raccontarle pensando a chi ti
ascolta, se devi parlare a un bambino delle elementari non è come parlare ai colleghi
scienziati. Poi, bisogna avere una cosa chiamata responsabilità, questo vuol dire che,
come ogni ragazzo sa che quello che fa può avere delle conseguenze, è importante
anche per un giornalista, quando scrive, sapere che quanto scrive e il modo in cui lo fa
possono avere delle conseguenze, a volte molto importanti o addirittura gravi. Se per
esempio io scrivo che il virus forse non esiste e che la pandemia è tutta un’invenzione,
qualcuno potrebbe credermi e ammalarsi e magari anche morire per colpa del mio
articolo, che ho scritto così, tanto per ottenere attenzione da parte di chi mi legge, quindi
ci vuole responsabilità. Poi ci vuole trasparenza, cioè bisogna dire esattamente le cose
come stanno, e ci vuole rispetto, cioè pensare che comunque, chiunque sia dall’altra
parte, che sia uno scienziato o che sia un bambino, ha diritto di conoscere la verità,
perché non c’è nessuno che è più intelligente degli altri o che sa tante cose più degli
altri, io posso sapere di medicina, ma tu puoi sapere di qualcos’altro, quindi bisogna
sempre rispettare chi sta dall’altra parte e cercare di farsi capire.

Quali sono le cose più importanti da scrivere per dire la verità in un articolo scientifico?

Bisogna stare attenti al termine verità, perché, quando parliamo di scienza, la verità è
qualcosa che non sempre può essere intesa in modo assoluto, certa al cento per cento,
tranne per alcune cose: la scienza è fatta di alcune cose che ormai sono proprio certe e
altre che invece non lo sono del tutto, comunque gli scienziati lavorano per approfondire
e per mettere in discussione, la scienza è fatta di domande, è grazie alle domande che
gli scienziati fanno nuove scoperte o correggono quello che già viene reputato certo.
Quindi è un po’ quello che ho già detto: è importante, per esempio, comunicare le
conclusioni che trai, su cosa si basano i messaggi che vuoi passare, se si basano su
delle ricerche, fatte molto bene, che hanno coinvolto tante persone, che sono state
dimostrate con delle prove verificabili, oppure se è solo il parere di qualcuno.
Naturalmente il parere di uno scienziato può avere valore, ma deve essere poi
dimostrato dai fatti; diverso è se invece per quello che affermiamo ci sono tantissime
prove, ad esempio che la terra non è piatta ormai abbiamo talmente tante prove che
possiamo considerarla una verità. Una cosa che non c’è mai nella scienza, è il principio
di autorità, non è che perché la dice un professore o perché la dico io o qualcuno di
importante allora una cosa è vera, bisogna sempre esplicitare quali sono le ragioni per
cui si fa un’affermazione.

Come si spiega in maniera “semplice” il coronavirus ai ragazzi?

Io credo che i ragazzi abbiano visto, sentito e capito già come questo virus si sia diffuso
anche a causa di un rapporto sbagliato, che ormai l’umanità ha con l’ambiente: spesso
l’uomo va a distruggere le foreste o comunque entra in contatto con animali che invece
dovrebbero essere lasciati in pace, come i pipistrelli nelle caverne, quindi questo virus è
nato probabilmente da un rapporto anomalo tra l’umanità e la natura. Inoltre, si è diffuso
così rapidamente perché oggi abbiamo tanti scambi tra le persone, tra i paesi, tanti viaggi,
e per questo la sua diffusione dipende tantissimo dai nostri movimenti. Una frase che si
dice spesso è che “il virus viaggia sulle gambe delle persone”, quindi non viaggia da solo,
sta alla responsabilità di ognuno, anche dei ragazzi, che per fortuna si ammalano molto meno degli adulti, evitare di trasportare il virus a persone più fragili o deboli.

Lia Gerbi IC Secondaria