“Il Campione”: una storia di crescita

“Il Campione”: una storia di crescita 

Recensione del film: Il campione, Italia 2019, diretto da Leonardo D’Agostini.

In classe abbiamo guardato un film che non ci saremmo mai aspettati di vedere a scuola, un film che tratta molti aspetti della nostra vita di tutti i giorni a cominciare dal calcio.

Sì, il calcio, ecco perché non ci aspettavamo un film del genere a scuola! Eppure, credeteci, questa storia dimostra che lo studio serve nella vita e nello sport, penserete che sia strano che lo studio ci insegni a giocare meglio, ma così è, lo studio ci permette di capire davvero lo sport e la squadra. Lo sport ci spiega lo studio.

Il campione racconta di una giovane promessa del calcio, Christian Ferro (interpretato da Andrea Carpenzano), che a soli diciotto anni gioca nella Roma in serie A e per questo è diventato ricco e famoso, tanto che sembra avere tutto nella vita. Il suo carattere indisciplinato e irascibile lo ha visto coinvolto in delle risse e la sua società l’ha esonerato da alcune partite.

Per poter tornare a giocare, Christian dovrà ricominciare a studiare e sostenere degli esami. Dopo vari tentativi falliti, la società trova un insegnante privato, Valerio (Stefano Accorsi), Tra di loro nasce un’amicizia, diremmo quasi una fratellanza, che cresce piano piano.

I due lavorano sulla rabbia, quella che ha dentro di sé Ferro, e che spesso tirava fuori in campo contro gli avversari, ma anche quella del professore, che anni prima aveva perso un figlio. 

Si parla di un vecchio amore, che è quello che prova Christian per la sua amata Roma e di uno nuovo per una ragazza che non vede in lui solo “il personaggio”, Il film non risparmia altri temi difficili come la droga, i vizi, la disonestà del padre del protagonista, che incassa i soldi dell’asta di beneficenza in nome dell’ex moglie morta di cancro per i suoi stupidi scopi. 

Anche questo dimostra che il mondo del ragazzo conta molte persone che non sono realmente interessate a lui, ma solo alla sua fama e ai suoi soldi.

Christian è solo la rabbia per la morte della madre, la presunzione, l’arroganza e la sfacciataggine che usa per andare avanti nella sua vita e per superare le situazioni difficili ne sono le conseguenze. 

Solo con tempo e fatica riuscirà a trovare il coraggio per cambiare, per cacciare gli amici che non sono tali, per controllare la rabbia, indirizzarla lungo una strada propositiva, capire che l’umiltà è un dono e magari vale la pena dichiararsi a quella ragazza che prima neanche sembrava vedere.

 Il coraggio di Christian è la voglia di provare ad accettare la mano offertagli da Valerio e dedicarsi allo studio.

Questo è infatti il nodo più interessante del film: anche il giocatore insegna qualcosa al prof.

Gli schemi proposti dal calciatore per la partita sono il punto di partenza di un nuovo metodo di studio che segue un procedimento diverso, fatto di cause ed effetti, sintetico, chiaro, schematico e quindi comprensibile, adatto a lui. 

Sul finire del film Ferro e il professore litigano, ma le ultime scene lasciano intuire che Christian non rinuncerà e tenterà persino quella prova che all’inizio sembrava un’utopia: l’esame di maturità. 

Qual è il vero valore delle cose? Il messaggio di Christian è chiaro: il vero valore non è dato dai soldi e non si può comprare, è dato dall’amicizia, dalla famiglia, dall’amore e dalla ricerca della felicità. E soprattutto, lo studio gli ha insegnato e ci ha insegnato che non si può realizzare qualcosa di buono nella vita senza impegnarsi.

3B Secondaria, a cura di Cosimo Bencistà