Incontro con Adelmo Cervi

Incontro con Adelmo Cervi

Quella dei sette fratelli Cervi è una storia che, prima di parlarne a scuola, noi non
conoscevamo. I Cervi erano una famiglia di contadini antifascisti, formata da due
genitori, due figlie e sette figli maschi (che avevano un’età compresa tra 22 e i 42
anni); si chiamavano Alcide (il padre), Genoveffa (la madre), Gelindo( il maggiore),
Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore (il minore) . La famiglia,
inoltre, era composta dalle loro sette mogli e dai loro undici bambini.
Nella notte tra il 24 e il 25 novembre 1943 i fascisti circondarono la casa dei Cervi,
iniziarono ad aprire il fuoco e loro risposero allo stesso modo. Quando videro che
non funzionava, i fascisti incendiarono la parte della fattoria dove stavano anche gli
animali. La famiglia uscì velocemente da casa e i fascisti catturarono i sette fratelli
Cervi e il padre (che venne rilasciato qualche giorno dopo), dato che facevano parte
della Resistenza. Passato poco più di un mese, tra torture varie (abbiamo letto che
una di queste era quella del giro della scala: gli uomini dovevano scendere giù per
una scala tra due file di fascisti che li colpivano con calci, schiaffi, colpi di moschetti,
mentre venivano sbatacchiati dall’uno all’altro carnefice, pestati e malridotti),
vennero portati, il 28 dicembre, al poligono di tiro di Reggio Emilia, dove vennero
fucilati.In ricordo dei sette fratelli Cervi e di Quarto Camurri - MEMORIA DEL  NOVECENTO
Il 13 marzo 2023, le classi seconde e terze della Scuola Giovanni da Verrazzano di
Greve in Chianti hanno partecipato ad un incontro con Adelmo Cervi, un signore di
80 anni, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli. Adelmo, nonostante l’età, cerca di girare
per le scuole di tutta Italia raccontando, a tanti più ragazzi possibile, quella che è la
storia della sua famiglia, sapendo di essere uno dei pochi testimoni rimasti in vita e
sapendo quanto sia importante la sua testimonianza diretta.
In questo incontro Adelmo ci ha parlato della storia della sua famiglia, che già
conoscevamo, raccontando nuovi particolari e, soprattutto, regalandoci le sue
riflessioni.
Dopo aver assistito all’incontro con Adelmo, abbiamo aggiunto un grande pezzo del
suo racconto nel nostro cuore alle informazioni sull’orrenda guerra scoppiata tra il
1940 e il 1945. Negli occhi di Adelmo abbiamo visto la rabbia che ha provato e che
tuttora prova nei confronti dei fascisti, ma anche la tristezza per un’infanzia
profondamente compromessa da quello che era stato fatto alla sua famiglia: pensiamo che abbia avuto davvero molto coraggio e tanta forza per raccontare una cosa subita in prima persona, da piccolo, che continua a portare addosso come un peso, ancora adesso. Non so se noi ci riusciremmo: perdere un padre e sei zii è
veramente una cosa tremenda! Quindi ammiriamo moltissimo Adelmo e la sua
famiglia, perché, come ci ha detto lui stesso, è molto importante parlarne, per far sì
che ogni persona fin da piccolo, sappia quello che è successo. Ci ha veramente
colpito il modo in cui ne parlava: abbiamo visto che ci tiene a far capire a tutti i
ragazzi che è importante conoscere le storie di famiglie distrutte per colpa delle
ideologie di violenza e morte dei fascisti e nazisti.
Ci ha fatto molto riflettere il momento in cui un nostro compagno gli ha domandato
se anche lui, oggi, darebbe la vita come fece suo padre Aldo, per continuare a
lottare contro il fascismo; in quel momento Aldo ha cambiato totalmente
espressione e tono e ha risposto un po’ contrariato: “ Mio padre e i miei zii non
hanno dato la vita! Gliela hanno tolta!” Questo ci ha fatto pensare che quei sette
ragazzi hanno rischiato la vita per un ideale, sì, ma avevano anche una grande
responsabilità, quella della famiglia e dei figli: non hanno avuto scelta perché la vita
gli è stata strappata e, da un momento all’altro, quella famiglia e quei figli li hanno
dovuti salutare per sempre, pur non avendolo voluto.
Adelmo ci ha spiegato quanto fosse importante dirci queste cose, trattandoci come
degli adulti, considerandoci persone mature, capaci di poter capire e modificare le
cose. Attraverso le sue parole ci siamo “messi nei panni” dei bambini rimasti

improvvisamente senza padre (come Adelmo), nei panni della madre (Genoveffa) e
di tutte le mogli rimaste vedove, con i figli da crescere completamente da sole.
Questo dolore è stato affrontato cercando di far capire a tutti l’ingiustizia subita,

raccontando la determinazione dei sette fratelli Cervi, fedeli alle proprie idee fino
alla fine.  E’ importante avere delle testimonianze sulla tragedia della Seconda

Guerra Mondiale, perché fra qualche tempo non ci sarà più nessuno a raccontarci, in
prima persona, quel che è successo davvero, senza doverlo leggere solo sui libri di
Storia. Per questo è importante la memoria, cioè ricordare e capire gli avvenimenti
tragici del passato, perché non si ripetano, ma soprattutto per far sì che si possano
riconoscere le ingiustizie, anche le più piccole, vicine a noi.”
Viola Bini, Sara Burberi, Serena Perna 3B