Scrivere d’amore e amore per la scrittura. Intervista a Francesco Fiani

Scrivere d’amore e amore per la scrittura. Intervista a Francesco Fiani
Un ex alunno della nostra scuola, Francesco Fiani (3D a.s. 2017/2018), diplomatosi l’anno scorso al liceo Gobetti, ha recentemente pubblicato un libro: Noi due in un solo cuore. La 3C della scuola secondaria lo ha incontrato per un’intervista su questa sua emozionante avventura nel mondo della scrittura e dell’editoria.
 
Quando hai scritto il libro eri innamorato?
 
Sì, anche se non amo troppo questa domanda. In generale, quando scrivo, per forza di cose l’ispirazione la ritrovo nella vita di tutti i giorni. Difficile scrivere d’amore se non sei innamorato. Ero innamorato a suo tempo, ma a fine libro non lo ero più.
 

Cosa ti ha ispirato a pubblicare così giovane? 

L’esperienza familiare. Sono cresciuto con mio nonno, anch’egli autore, seppur non di romanzi. Crescendo con una persona di cultura letteraria come lui, ho avuto l’input a scrivere sempre anche io ed è stato un modo di sdebitarmi con lui per aver passato tanto tempo con me da piccolo. Poi ho visto che più scrivevo e più riuscivo a farlo senza limitarmi a poche righe.

Da quando hai la passione per la scrittura?

Da quando ero piccolo, ma l’ispirazione massima è arrivata ad un tema di quarta superiore. Alla fine di tre ore, avrei voluto continuare. Prima mi limitavo a scrivere quello che mi veniva chiesto, poi è iniziato il vero e proprio divertimento.

Qual è il significato del libro?

Il significato del libro è lo stesso della mia vita, un modo per riflettere attraverso un alter ego, un’altra persona che ha nelle sue caratteristiche principali molto di me. Sentivo la necessità di fermarmi e scrivere di me, pur romanzando. Il momento in cui l’ho fatto coincideva con la fine delle superiori. 

Qual è il messaggio del tuo libro?

Vorrei che ragazzi come voi o più piccoli tornassero a dare importanza alla scrittura e ai libri cartacei. Io ho avuto il cellulare alle medie ad esempio e voi? Prima. Leggere è necessario perché i libri sono fondamentali per la formazione di un ragazzo e per la sua crescita. Scrivere bene deriva dal leggere molto. Non si scrive bene se si legge poco.

Hai qualche consiglio da darci per le superiori e per l’esame?

Stare il più tranquilli possibile e cercare di godersela. Ho rimpianto molto le medie una volta alle superiori e per la scelta delle superiori: scegliete quello che vi piace di più, non il lavoro, scegliete con l’istinto. Io ho fatto lo scientifico, perché ero stato influenzato dalla mia famiglia, invece volevo fare il classico e lo rimpiango ancora.

Ti manca la scuola o ti mancano i professori?

Sì, più che altro perché ci si affeziona ai luoghi dove si sta bene. Io vedevo le medie come un passaggio rapido, invece bisogna pensare più al presente.

Cosa pensano della tua scelta di scrivere amici e familiari?

Gli amici sono rimasti molto sorpresi, perché non lo avevo detto a nessuno, ma anche molto felici, perché sapevano che scrivevo. La sorpresa è stata più la decisione di pubblicare. Quando lo si fa, si affronta il giudizio dei lettori, è la controprova. Inizialmente infatti non ero convinto, perché peraltro si trattava di una storia personale e d’amore. La famiglia è stata determinante perSché mi ha dato la spinta, sia i miei genitori che mio zio. Se tu non pubblichi, quello che hai scritto è facile che vada perso. Mi sono detto: devi pubblicare se tieni a quello che hai fatto.

Che sensazione hai provato dopo la pubblicazione?

La grande soddisfazione di vedere un lavoro speso che diventa un’opera con il tuo nome. Ci spendi tempo, c’è un confronto con la casa editrice, la risistemazione delle bozze, un lavoro che a tratti mi ha estenuato. Ed il supporto di una casa editrice non è scontato.

Quali obiettivi hai adesso?

Dato che questo libro è scritto di getto e in parte autobiografico, adesso vorrei comporre qualcosa con una trama svincolata dalla mia esperienza personale per quanto da essa non si possa mai prescindere del tutto.

Hai altre passioni oltre la scrittura?

Il calcio, sennò non avrei notato la felpa dello Scandicci in prima fila, e poi la lettura. Inoltre mi piace stare con le persone più grandi di me, la vedo come un’esperienza di vita formativa, non tanto un hobby. Anche alla casa editrice, ho conosciuto persone che hanno visto tanti autori. Quando sono con loro, sono contento.

Quante copie hai venduto?

Ne ho stampate duecento, ne ho vendute quaSsi centosettanta. Non volevo che diventasse un best seller né vendere. Quando il giorno dopo che le avevo lasciate in libreria mi hanno detto che avevo venduto due copie, per me si poteva anche smettere. Era già una grande soddisfazione!

Qualche scrittore ha funzionato come fonte di ispirazione?

Sì. Nicholas Sparks, autore di romanzi rosa. Poi gli autori che si studiano a scuola, anche se inizialmente sembrano pesanti. Dante e Cavalcanti hanno ispirato soprattutto la figura femminile del romanzo. 

Cosa succede in questo libro?

La trama è molto semplice, riassumibile in poche parole: la storia di un ragazzo di vent’aNoi due in un solo cuorenni che frequenta l’università e che incontra una ragazza alla fermata dell’autobus. Entrambi capiscono che c’è qualcosa, ma il problema è ritrovarsi. Il libro è suddiviso in tre parti. La prima riguarda la conquista della ragazza. Poi subentrano problematiche familiari nella seconda parte e nella terza la malattia mina in qualche modo questo rapporto.

E tu come ti sei innamorato?

Vedendola tutti i giorni. Poi all’improvviso, dovendo fare due università diverse, è subentrata la paura, quella che potreste avere anche voi, quella perdere il legame andando in due scuole diverse.

Dove si svolge la storia?

Il libro è ambientato a Parigi, città che ho scelto perché è il primo posto dove sono andato all’estero da piccolo. 

Il libro è stato tradotto in altre lingue? Se non lo è ti piacerebbe che lo fosse?

No. Non è tradotto. Una scuola mi aveva chiesto di farne la traduzione di alcune parti in inglese per fare delle prove di traduzione agli alunni. Non sono però convinto, perché inevitabilmente lo stile si perde. I grandi bestseller dovrebbero sempre essere letti in lingua originale. Con la traduzione subentra un altro stile a meno che la traduzione non sia fatta personalmente dall’autore. Potrebbe però essere interessante confrontare il mio testo con quello ritradotto in italiano dai ragazzi. Ora che ci penso potrebbe davvero essere un’idea. Ottimo spunto!

Perché hai scelto questo titolo?

Non posso “spoilerare”, ma immagino che la prima idea che vi è venuta in mente sia quella della coppia, ma il vero motivo lo si capisce nelle ultime due pagine quindi… ambiguità massima, non dico più niente!

Qualcuno ti ha aiutato a scrivere?

No, tutto in anonimo, nessuno sapeva niente. Hanno scoperto che stavo scrivendo perché lo facevo prima di entrare a scuola. Quando arrivavo al Gobetti, dalle 7.30 alle 8.10, scrivevo sul telefono. Poi la sera mi inviavo per mail quello che avevo scritto per averlo sul pc. Mia sorella aveva l’accesso alla mia mail e vedeva arrivare tutti questi pezzettini. Un aiuto poi me lo ha dato l’editing che verifica la linearità del testo e la correttezza formale. Se ti leggono gli altri, è più facile trovare errori ed incongruenze.

Hai abitudini durante la scrittura?

Io tendevo (anche se non bisognerebbe farlo) a scrivere prima la parte narrativa e poi i dialoghi, la narrativa per essere lineare e i dialoghi per essere scorrevole. Adesso mi pongo l’obiettivo di scrivere assieme. Inoltre mi piace ascoltare un po’ di musica leggera di sottofondo, per aiutare il relax, almeno nella prima stesura, invece nella seconda stesura no, per essere più concentrato possibile.

Le canzoni però ti hanno ispirato?

Film e canzoni, o meglio, le colonne sonore e così ricollegavo scena e canzone. Film di questo genere, ovviamente.

Il libro ha un lieto fine?

Per me finisce bene perché è una storia ostacolata, una situazione tranquilla dove subentra un ostacolo, ma che finisce bene. 

Chi ha disegnato la copertina?

La copertina è stata disegnata dal ragazzo di mia sorella che ha una grande vena artistica. Ho preferito rivolgermi a persone che conoscevo, che conoscessero la storia del libro e me e quello che avrei preferito avere in copertina. Ci sono dei libri, i due ragazzi protagonisti, una lettera “Per Lei”. Difatti lei è sempre e solo chiamata così, mai col suo nome proprio. Ogni lettore può metterci il nome della persona che vuole, come in una sorta di trapianto. La lettera è anacronistica se pensiamo che la storia è ambientata ai giorni nostri. Voi immagino che non l’abbiate mai fatto, invece il protagonista è un po’ datato, è rimasto “un po’ indietro”.

Quanto tempo ci hai messo a scrivere?

Cinque / sei mesi. Ho iniziato a scrivere a 17 anni, ora ne ho 19. Il problema è stato quel che è accaduto nel mezzo: rivolgersi ad una casa editrice, selezionare il materiale etc… Inizialmente poi erano quattrocento pagine e alla fine quasi duecento. 

Qual è il significato dell’ultima frase del libro?

Vi dico solo che in origine non era questo il titolo perché non era questo il finale. Inizialmente avevo pensato a “Per sempre con te”.

Qual è il consiglio per affrontare lo scritto di italiano all’esame?
Scrivere in maniera ordinata e comprensibile. Piuttosto che tanto, scrivete con il vostro stile quello che pensate nella maniera più chiara possibile.

Classe 3C, scuola secondaria