Un nonno racconta…

Un nonno racconta…

Quest’anno, noi di 1C, insieme alla 2C, le due classi a sperimentazione Montessori, abbiamo fatto diverse uscite per conoscere il territorio di Greve, osservare il paesaggio, comprendere quali fattori economici e sociali hanno contribuito a modellarlo nel passato per renderlo come lo ammiriamo oggi. Abbiamo così scoperto la mezzadria, un sistema di gestione delle terre che, prevedendo la suddivisione delle grandi proprietà in poderi, ciascuno con la sua casa colonica e autosufficiente, ha generato il tipico paesaggio chiantigiano con case sparse, colture miste, cipressi. La mezzadria prende questo nome perché il padrone delle terre e i contadini facevano ogni anno a mezzo del raccolto e di tutti i frutti del podere.

Per saperne di più abbiamo invitato a scuola per un’intervista Giovanni, nonno del nostro compagno Dario, che, per l’appunto, è nato in una famiglia mezzadrile ed ha trascorso l’infanzia in un podere. Giovanni ci ha raccontato un sacco di cose.

Quella dei mezzadri era una vita fatta di lavoro, semplice e con poche comodità. Non pativano la fame, ma poteva essere difficile avere i soldi anche solo per comprare un paio di scarpe nuove. Nella colonica c’era l’energia elettrica, ma non l’acqua che doveva essere presa fuori alla fonte, né il riscaldamento. La notte nei letti si tenevano infatti gli scaldini e per fare il bagno si riempiva di acqua scaldata sul fuoco del camino una conca dentro la stalla perché lì c’era più caldo.

Nella colonica erano in undici (i suoi nonni, i suoi genitori, due fratelli del babbo con le rispettive mogli, i bambini delle tre coppie).

Giovanni ci ha descritto le varie fasi del lavori agricoli, spiegandocele anche con qualche proverbio: “Per Santa Lucia lascia la ghianda e piglia l’ulia (= l’oliva)”. La sera la famiglia si riuniva intorno al focolare, le donne ricamavano chiacchierando, gli uomini giocavano a carte. In occasione delle feste venivano invitati i contadini delle altre coloniche per ballare sull’aia, al suono della fisarmonica, ed era un momento di divertimento e spensieratezza per tutti.

Quello che ha interessato maggiormente noi ragazzi sono state le informazioni su come Giovanni trascorreva la giornata da bambino nel podere. Si alzava presto, a colazione beveva latte (prodotto dalle bestie che allevavano) e caffè d’orzo. Poi andava a scuola, distante 3 km che doveva fare a piedi. Aiutava i grandi nei lavori e giocava con i cuginetti. Non avevano i giocattoli costosi di oggi, i giochi se li costruivano da soli: come la “carrettella”, che oggi potremmo considerare una specie di monopattino artigianale. Niente giochi elettronici, ovviamente, eppure sembra che i bambini si divertissero tanto lo stesso!

Classe 1C, scuola secondaria