Una gita fuori dagli schemi…

Una gita fuori dagli schemi…

UNA GITA FUORI DAGLI SCHEMI…

Era il 18 maggio 2021, il giorno prima della gita a scuola. Sì, avete capito bene! Non potendoci permettere uscite didattiche in altre città, quest’anno alle terze medie della Giovanni da Verrazzano è stata proposta una gita all’interno dell’istituto. Quel giorno non sapevamo proprio cosa aspettarci, eravamo la prima classe ad esplorare la scuola con i professori e a dormire lì. Eravamo emozionatissimi e anche se non saremmo usciti dal comune di residenza, quella si prospettava come un’esperienza unica, che nessuno prima di noi aveva mai vissuto.

Anziché al cancello da cui ogni mattina entravamo per il turno delle 8.10, il giorno della “partenza” ci trovammo a quello delle poste e ad attenderci non c’erano come sempre le bidelle, ma la preside in persona. Il professor Cocco aveva riempito la palestra con le tende necessarie a passare le due notti successive. Noi e le nostre valigie ci presentammo in perfetto orario, pronti a scoprire meglio la scuola e, dopo ben tre tamponi tutti negativi, entrammo in palestra per scegliere la disposizione degli alunni nelle tende. E va bene, va bene, meritate la verità! Anche stavolta, come per tutte le gite che si rispettano, a scegliere gli abbinamenti delle nostre “camere” furono i professori, ma devo dire che non ce ne siamo lamentati!

Una volta sistemati velocemente i bagagli, eravamo pronti per i tour e le scoperte che la scuola avesse voluto regalarci. Alle 11.00 iniziò la prima visita, ci dirigemmo nelle varie aule, come la sala “covid”, l’ufficio della preside e della vicepreside. In ogni classe c’erano dei professori. Il nostro compito consisteva nell’imitarli e loro dovevano imitare noi. Come c’era da immaginarsi, loro facevano molta confusione, ma il prof. Bencini, che impersonava l’alunna Licheri, riuscì a riportarci tutti ad un rigoroso silenzio.

Alle 12.00 andammo nell’edificio della mensa, dove le professoresse Fiorino, Nencetti e Viliani ci aspettavano per il laboratorio di cucina. Ci preparammo il pranzo da soli e, se riuscimmo a mangiare, fu solo un colpo di fortuna!

Dopo avevamo un’ora a disposizione per riposarci: c’era chi dormiva, chi giocava a calcio con i professori Cocco e Veraldi, chi si sfidava a carte con il prof. Fioravanti e chi era a guardare il teatrino che la prof. Astorri aveva organizzato. Il teatrino era ambientato nell’età moderna, dovevamo scegliere noi gli interpreti e decidemmo di assegnare i ruoli al prof Malta, al prof. Grassi e a Samuele Galletti. Avrebbero dovuto inscenare uno sketch sui tre moschettieri.

Alle 15 le bidelle Loredana ed Alessandra corsero in palestra dove ci eravamo radunati e ci annunciarono a gran voce che la preside era scomparsa! Le bidelle non sapevano davvero dove cercarla, ma erano certe che non fosse uscita dalla scuola. Quindi ci dividemmo e iniziò una concitata “caccia alla preside”. Seguendo vari indizi e dopo diversi depistaggi che ci impegnarono per ore, la ritrovammo: era nello sgabuzzino dove le bidelle tenevano le scope, attorno a lei, a terra, molte cartacce di dolci di cui probabilmente si era abbuffata. Per farsi perdonare la preside ci promise una cena deliziosa: hamburger e patatine.

Mangiammo tutti in abbondanza e quando i prof. andarono a dormire, iniziammo fare a cuscinate tra di noi, per lo meno fino a che la professoressa Manuguerra non arrivò a sgridarci per il troppo rumore. Comunque ci divertimmo molto quella sera!

La mattina dopo la sveglia, segnalata dalla campanella, era stata programmata molto presto, ma nonostante questo c’era chi alle sei era già sveglio: Martino e Giulio Rossini, Dario Rustioni e Filippo Giannetti, insieme al prof. Lognoli, erano andati in pasticceria a prendere la colazione per tutti. Dopo la lauta scorpacciata, siccome eravamo ancora tutti mezzi addormentati, il prof. Cocco ebbe la bellissima idea di impegnarci in un serrato risveglio muscolare e ci risvegliammo alla grande!

Alle 11.30 la professoressa Ulivi ci aspettava nel laboratorio di scienze per farci studiare al microscopio la buccia della cipolla: un classico dei professori.

Dopo pranzo riprendemmo il tour con la guida del prof. Malta, tornammo in presidenza, ma stavolta con una spiegazione meno superficiale di quella del giorno prima. Il prof. Malta ci mostrò talmente bene l’edificio a livello tecnico-strutturale che Cristian Rosati quasi svenne! Quando passammo dalla portineria poi, vedemmo un’opera d’arte contemporanea che nel 2020 ci aveva sconvolto del tutto la vita, l’unico monumento costruito apposta per quell’anno: il termometrone! L’ultimo esemplare funzionante in tutta la scuola, era un privilegio poterlo osservare da vicino e noi tutti ne eravamo affascinati.

Andammo poi nell’aula di arte, dove ci aspettava una sorpresa: il prof. Spilli era tornato e si stava sfidando con il prof. Grassi a chi dei due riuscisse ad imitare meglio il David di Michelangelo (prof. Spilli) ed il David di Donatello (prof. Grassi). Noi ragazzi dovevamo votare a scrutinio segreto. Prisca Savarese garantiva la regolarità delle votazioni. La maggioranza optò per il David di Donatello e il prof. Spilli non accettò la sconfitta, anzi, iniziò a tirare gessi per tutta la stanza e ad usare il fischietto. Lui era arrabbiato, ma per noi fu molto bello ritornare per pochi istanti alla routine delle sue lezioni del martedì mattina!

Verso le 16.00, quando finì la visita, trovammo nel giardino più grande della scuola molti ragazzi e ragazze che si stavano preparando per giocare ad una partita: quella sera si sarebbe disputato il match più sensazionale che ci fosse mai potuto essere alla scuola Giovanni da Verrazzano: Greve vs Redi. Ovviamente vinse Greve e per festeggiare, a cena mangiammo pizza e coca-cola. Riuscimmo persino a convincere i prof. a lasciarci dormire fuori, nel cortile, sotto le stelle.

La domenica eravamo tutti abbastanza stanchi, ma non ci mancavano le forze per passare un’ultima giornata con i prof., ormai quasi (e dico quasi) da amici. Scrivemmo tutti una poesia da dedicare ad una persona che volevamo ringraziare: Giuseppe Trimarchi, che stranamente non aveva idee, alla vista del prof. Malta ebbe l’ispirazione e gli dedicò una poesia che si intitolava “Le Foche”.

Verso mezzogiorno iniziammo a intravedere i genitori che stavano venendo a prenderci. Ci salutammo semplicemente dicendoci: «A lunedì!» quando sarebbe tornato tutto alla normalità, un tipico giorno di scuola. Nei nostri cuori però quell’esperienza sarebbe rimasta come un tesoro di cui molti ragazzi non potranno mai usufruire.

Giunti alla fine, è giusto rivelare che tutta la classe ha contribuito a scrivere questo testo di gruppo. Ognuno di noi ha dovuto usare l’immaginazione, un dono che ci viene dato da quando siamo piccoli, una dote che va sempre tenuta in “allenamento”, perché con l’immaginazione possiamo eliminare ogni tipo di ostacolo, ogni barriera che ci viene imposta. Come qualcuno ha detto: se usiamo l’immaginazione per mandare via i brutti pensieri, presto ci sentiremo meglio. E così per noi di 3B è stato!

 3B, a cura di Aurora Tapinassi