Il viaggio della Memoria

Il viaggio della Memoria
Dachau

Il Viaggio della Memoria

Dal 4 all’8 maggio sei nostri compagni, due per ogni terza della secondaria, accompagnati dalla nostra dirigente dott.ssa Aiello e dal prof. Cardinali, hanno partecipato al “Viaggio della Memoria”, l’annuale pellegrinaggio ai
lager nazisti organizzato dall’Associazione Nazionale degli Ex Deportati nei campi nazisti. Hanno visitato i campi di Dachau in Germania, Ebensee e Mauthausen in Austria, la Risiera di San Sabba a Trieste. E’ stato un viaggio intenso, che ha toccato luoghi di sofferenza e morte, e da cui i nostri compagni sono tornati più maturi e consapevoli.

Dachau: i forni crematori

Ecco alcuni dei loro racconti e riflessioni:
Dal quattro all’otto maggio io e alcuni miei compagni siamo partiti
per un viaggio, il Viaggio della Memoria. All’inizio non mi sarei
mai aspettato quanto avrei potuto sentirmi coinvolto e provare nuove

emozioni durante quest’esperienza, ma alla fine ho capito che non avrei potuto immaginarlo e per capirlo avrei dovuto viverla a pieno.

Questo viaggio mi ha cambiato moralmente e ha aperto i miei pensieri su un argomento che fino alla partenza non mi era completamente noto.

Quindi, ora scrivo qui per esporvi quali sono i miei pensieri sul viaggio della memoria.
All’inizio, prima di partire, credevo che a venire in viaggio fossimo solo noi e tutte le persone sul nostro bus. Invece c’erano quattro bus totalmente pieni, quindi una cinquantina di persone sopra ognuno, che partecipavano. Allora mi sono reso conto che era veramente importante, non che prima pensassi che non lo fosse, ma sapere che eravamo così tanti ha accentuato il mio pensiero che fosse un viaggio di istruzione importantissimo.

Sinceramente parlando, non è stato molto giusto che fossimo stati scelti solamente in due per terza, ma ha una sua logica, perché le scuole a partecipare erano molte, ma molte, e se tutte le terze di tutte le scuole fossero andate, non sarebbero bastati venti bus.

Comunque, tornando a quello che abbiamo vissuto, è stato unico ed un’esperienza così non poteva che farmi riflettere. In generale, nei campi erano presenti le stesse cose, e lo scopo era solo quello di uccidere chi vi finiva dentro, ma ognuno aveva la sua diversità, non solo per come era fatto e architettato, ma anche perché in alcuni potevano non esserci le camere a gas, in alcuni sì, alcuni potevano averne meno, ma soprattutto, la cosa che li differenzia tutti, e dico tutti, principalmente è la loro storia, e la storia non va ne dimenticata, né tanto meno ignorata, perché l’ignoranza e l’indifferenza sono armi molto potenti, che vanno disinnescate.

E quindi, per capire totalmente la loro storia, vale la pena visitarli tutti, o almeno i principali.

Quando entriamo nel nostro primo campo, proviamo un’emozione nuova, che anche io stesso ho provato. Non saprei spiegare, ma è come una sensazione di serietà obbligata. Perché obbligata? Perché in viaggio ci siamo divertiti, no?

E abbiamo fatto amicizia e scherzato con tutti. Ecco, quei ricordi, appena sei entrato, scompaiono, e non pensi a nulla, ma ti concentri sul vuoto. Mentre stai osservando il
vuoto, come se nulla fosse, senti come una specie di eco le parole della guida. Così mi sono sentito, e non è per niente bello. Mi hanno colpito molto le guide, perché ogni giorni stanno a parlare, e parlano sempre delle stesse cose, quelle che accadevano lì dentro, ed io non so come facciano a resistere tutti i giorni.

Mi sorprende anche pensare ai deportati, che ogni mattina riempivano tutto il piazzale di Dachau, che è enorme, e facevano l’appello. Per chi si dimenticava come si pronunciava il suo numero era la fine. Da parte nostra non dobbiamo dimenticare quello che è successo come loro non dovevano dimenticare il loro numero, altrimenti sarebbe la fine.

Mattia Fantechi, 3C

Nei giorni seguenti al pellegrinaggio abbiamo riflettuto a lungo sui luoghi che abbiamo visitato e ogni volta che sento citare la Shoah dentro di me aumenta la consapevolezza di aver vissuto una delle esperienze più significative della mia vita, che mi ha fatto conoscere l’indifferenza come un’arma più letale delle bombe.

In mezzo a tutta questa sofferenza le parole servono a poco, bisogna avere la consapevolezza dei 13 milioni di individui senza colpa, morti nei campi di sterminio, per non ripetere più questo errore.

Gabriele Diani, 3A

Non ripeterò cose che già sono state dette, tutti, chi più chi meno, entrando in quel campo per la prima volta, hanno sentito un sentimento di angoscia, chi tristezza chi ansia, o chi persino pena,
c’è chi si è commosso, e c’è chi è rimasto freddo. Ma io, io mi sono sentito piccolo, piccolo davanti a tutto ciò che è stato, quando ho scoperto che i deportati di Dachau facevano l appello in quell’enorme piazzale, riempiendolo, ho capito tutto, tutto si era aperto davanti ad i miei occhi, tutte quelle persone, in un solo campo.

E visitandone un altro, ed un altro ancora, ho compreso cosa una singola persona fosse arrivata a concepire, e come le persone lo abbiano seguito, impassibili, come dei burattini, mi ha colpito
inoltre l’intelligenza con la quale sono stati costruiti i lager, come delle persone abbiano potuto costruire queste strutture così fatte bene, ma così orribili, e che le abbiano costruite con un solo
scopo, uccidere.

Tommaso Masti, 3A

Risiera di San Sabba

Sono passate due settimane da quando siamo tornati, in questo tempo ho avuto modo di elaborare meglio i bellissimi e dolorosi momenti
passati nei campi di concentramento e con gli altri compagni.

Non c’è tanto da dire… questo è stato un viaggio che resterà parte di me, un viaggio che mi ha segnato per tutta la vita.

É difficile e doloroso immaginare come quasi 12 milioni di persone sono morte in modo così atroce e così ingiusto. Sono sicura di essere tornata cambiata, in meglio. Penso che sia un viaggio che tutti debbano fare almeno una volta nella vita per comprendere le atrocità che persone innocenti hanno provato sulla loro pelle. É vero che non tutti sono adatti, ognuno al suo tempo per maturare. É un viaggio che insegna ad apprezzare la vita e non lamentarsi per le piccole cose. Spero che il comune continui a fare questo viaggio per far maturare
ulteriormente i ragazzi scelti.

Viola Bini, 3B

Sono passati circa 20 giorni dal bellissimo e forte viaggio nei campi di concentramento e ancora non riesco a credere a quello che ho visto, è inimmaginabile la crudeltà umana, quanto un uomo possa fare male e cose orrende ad un altro uomo.

Non è facile, ma mi sento pronta a raccontarlo a tutti, perché adesso sono una testimone non solo della mia scuola, ma del Comune di Greve in Chianti, sono molto felice e pronta per questa enorme responsabilità che mi è stata assegnata e per questo ringrazio. Sono cresciuta molto, ho capito che non mi devo lamentare per un cibo che non mi piace o per la fatica di una rampa
di scale, ora apprezzo anche piccole cose.

Nei giorni dal 4 all’8 maggio ho passato momenti felici e altri pieni di riflessione. Questo viaggio lo rifarei altre 1000 volte; lo consiglio veramente a tutti.

E’ una bellissima opportunità che deve assolutamente colta da coloro a cui viene proposta, perché opportunità così non ne vengono molte.

Serena Perna, 3B